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MLOL e le Biblioteche Digitali | Intervista a Giulio Blasi





Giulio Blasi è l'amministratore delegato di Horizons Unlimited, società che gestisce l'ormai celebre servizio Media Library Online, MLOL , in 4.500 biblioteche italiane e straniere, ed esperto di biblioteche digitali e e-lending. Ma Giulio è anche un grande fruitore di biblioteche e, del resto, non poteva che essere così visto il successo di questo servizio che ha reso le biblioteche più fruibili e a portata di clic.

Quindi ho deciso di rivolgermi direttamente a lui per capire meglio come funziona MLOL e se davvero le biblioteche italiane sono pronte alla rivoluzione digitale.

 

Giulio quando hai cominciato ad avvicinarti al mondo delle biblioteche e a capire che c'era bisogno di uno spazio digitale più significativo per loro?

Sono stato un forte utilizzatore di biblioteche da quando ho cominciato l'università dove ho studiato storia della filosofia, della scienza e dei media. Ho vissuto - da utente - i primi passi della digitalizzazione delle biblioteche universitarie bolognesi, i cataloghi online agli inizi degli anni '90 accedendo via modem ai server dell'università, ecc. Siamo prima dell'affermazione del web (1993) e dell'accesso privato a Internet (a partire dal 1995 in Italia). Durante il mio dottorato di ricerca ho passato un anno a studiare alla British Library dove il catalogo era ancora quello cartaceo della round reading room voluta da Panizzi.

Un giorno del 1992 sento al telefono Umberto Eco, il mio supervisor di dottorato. Mi dice che se torno in Italia c'è la possibilità di avere una borsa di studio della Olivetti per studiare gli "ipertesti". Era la prima volta che sentivo quella parola nella mia vita e non c'era nessun sistema, in biblioteca, per individuare una fonte su questi temi. Alla British Library del tempo, l'unico catalogo elettronico era quello dei libri a stampa inglesi del XVIII secolo. Ad ogni modo, torno in Italia, ottengo la borsa della Olivetti e comincio a studiare gli ipertesti. Da quel percorso nasce la Horizons Unlimited, che fondo nel 1993 assieme ad altri miei colleghi allievi di Eco che poi nel tempo hanno presto altre strade.

Di biblioteche ho cominciato a occuparmi a livello aziendale alla fine degli anni '90 e ciò che mi interessava era il tema della condivisione in rete di contenuti digitali: siamo ancora molto lontani dalle reti in banda larga e dai servizi cloud che sarebbero emerse dopo qualche anno ma riusciamo comunque a fare esperienze interessanti con alcune realtà bibliotecarie.


Nel 2005 comincio a studiare un po' da vicino il fenomeno Open Access e lavoriamo in Horizons sul protocollo OAI-PMH. Siamo ancora in una fase esplorativa, mi interessava molto la possibilità - per i singoli atenei e dipartimenti - di creare collezioni inter-universitarie tematiche ad accesso aperto ma l'aggregazione di contenuti OA nel mondo accademico ha poi seguito altri percorsi.

 

Negli Stati Uniti e nel resto d'Europa erano già molti i progetti digitali legati alle collezioni delle biblioteche, ma l'idea di MLOL è stata in un certo senso innovativa, soprattutto per l'Italia. Che cos'è MLOL, come nasce e come funziona?

In quegli stessi anni Overdrive iniziava a sperimentare negli Stati Uniti un modello di distribuzione di libri protetti da copyright in biblioteca basato su tecnologie di protezione che da subito vennero denominate DRM o "Digital Rights Management".

Questo apriva letteralmente un mondo per le biblioteche digitali sino ad allora relegate al mondo dei contenuti in pubblico dominio (Gutenberg Project, Liber Liber in Italia, ecc.), al mondo dell'OA e delle grandi basi dati (principalmente di riviste scientifiche) usate nel mondo accademico. Questo dava uno sbocco al tema di cui mi stavo occupando sin dal 2000: condivisione in rete di contenuti digitali e accesso remoto ai contenuti per gli utenti delle biblioteche. Già, ma quali contenuti? Ecco, la diffusione delle tecnologie di DRM sembra indicare per la prima volta la possibilità di condividere in rete - previo accordo con gli editori - qualunque tipo di contenuto digitale, a partire da libri, musica, film, ecc. Significava per me passare a un concetto di biblioteca digitale utile anche per le il pubblico generalista delle biblioteche di ente locale mentre in passato ci si era concentrati esclusivamente sul mondo accademico e sulla digitalizzazione del patrimonio storico delle grandi biblioteche di conservazione. Ho sistematizzato poi tutto questo in un articolo del 2009 su Biblioteche Oggi nel quale ho lanciato in modo compiuto l'idea di MLOL.

MLOL sarebbe tuttavia rimasta lettera morta nel panorama italiano se non avessi incontrato alcuni bibliotecari con lo sguardo lungo che hanno creduto in questa idea e mi hanno aiutato a svilupparlo sperimentandone diverse versioni prototipali, per così dire, nelle proprie biblioteche. Penso in particolare a Claudio Leombroni del Sistema Bibiotecario Romagnolo, a Fausto Branchetti della Provincia di Reggio Emilia, ad Annamaria Brandinelli della Biblioteca Sala Borsa: con tutti loro abbiamo condotto esperimenti già a partire dall'anno 2000, dieci anni prima di MLOL. Ma il vero salto di qualità avviene dopo l'incontro con Gianni Stefanini del CSBNO e di molte altre reti della Lombardia in provincia di Bergamo, di Brescia e in tantissime altre realtà di quella regione. Siamo nel 2007 e la differenza è che in Lombardia le biblioteche sono abituato non solo a lavorare in rete ma anche a cooperare tra reti diverse. E' questa la base concettuale che mi spinge a spostare l'idea di una piattaforma digitale da qualcosa che viene sviluppato e venduto biblioteca per biblioteca e installato localmente (come ancora avviene per molte tecnologie bibliotecarie) a quella di una piattaforma in cloud personalizzata per le singole biblioteche ma condivisa tra tutte le biblioteche italiane. E' il passaggio decisivo che ci permette di sviluppare un modello di costi e di servizio sostenibile.

Questo modello a rete e il suo forte accento sulla cooperazione, assieme alla sostenibilità economica per le biblioteche, è ciò che forse ci distingue più fortemente dal modello americano. Faccio un solo esempio: negli USA è comune l'overpricing degli ebook destinati alla biblioteca. In altri termini, le biblioteche comprano gli ebook a un prezzo maggiore (fino a 10 volte) di quello che pagano gli utenti che acquistano il medesimo titolo su Amazon. MLOL e gli editori italiani non hanno mai adottato un simile modello, al contrario (penso al modello "pay per loan") hanno sviluppato modelli innovativi di distribuzione agli utenti che superano le rigidità ("una copia una utente") del prestito dei libri di carta.

 

Dal 28 ottobre che cosa è cambiato nell'utilizzo di questa piattaforma?

Il 28 ottobre scorso MLOL ha lanciato un nuovo set di cinque applicazioni basate su un nuovo sistema di DRM che si chiama Readium LCP. Si tratta di una tecnologia open source che spezza il legame decennale con il DRM Adobe che ha caratterizzato il mercato degli ebook nei suoi primi dieci anni di esistenza. E' un passaggio importante anche se i veri vantaggi emergeranno soprattutto nel medio termine.


 

La pandemia ha sicuramente avuto un ruolo importante nella crescita delle risorse digitali in biblioteca. Credi che questo avvicinamento degli utenti alla lettura elettronica si stia consolidando?

Penso di si. Da sempre sono abituato a guardare ai numeri delle biblioteche italiane sullo sfondo dei numeri europei e a quelli europei sullo sfondo di quelli nord-americano. E' una tecnica contro la depressione ma anche un modo per verificare e confrontarsi su una scala più larga il lavoro che facciamo in Italia. I dati della Germania, degli Stati Uniti, di tutti i paesi scandinavi, del Canada, di molti paesi asiatici, ci dicono che il digitale è diventato un componente strutturale dell'offerta di contenuti al pubbliche delle biblioteche di ogni tipo (scolastiche, pubbliche, accademiche, di conservazione). Ho raccolto qualche dato esemplificativo in un articolo per il Giornale della Libreria: se li leggete con attenzione noterete immediatamente un punto molto chiaro, il digitale è forte dove le biblioteche sono forti, è debole dove le biblioteche sono deboli.


 

Da un punto di vista meramente biblioteconomico, le biblioteche devono poter far affidamento su una copertura economica piuttosto stabile per garantire una certa continuità nella gestione delle collezioni elettroniche. Credi che le biblioteche italiane siano in grado di far fronte a questa necessità?

Credo proprio di sì. Quando si passa dalla concezione del digitale come semplice "add on" della biblioteca, come elemento eccezionale e separato, ad elemento strutturale del suo funzionamento, cambia anche il modo di guardare ai relativi budget. Le biblioteche non hanno mai avuto risorse infinite ovviamente e si sono sempre limitate a suddividere il proprio budget - nel modo che ritenevano di volta in volta più razionale - per comporre il mix della propria offerta alla comunità di riferimento.

Il digitale inoltre ha costi di funzionamento estremamente ridotti rispetto a quelli della carta e della plastica: ebook e film digitali arrivano direttamente attraverso API nei cataloghi, non hanno bisogno di essere movimentati con furgoni da una sede all'altra e il loro spostamento tra diverse sedi di una rete ha costo zero a confronto con la logistica fisica e i sistemi tradizionali di interprestito. Prestare un libro di carta o un DVD di plastica ha ovunque in Italia un costo di gestione di diverse decine di euro per singolo prestito escluso il costo del libro stesso. Questo non vuol dire naturalmente che tutto vado migrato in digitale, ma certo il tema del costo non può essere accampato come scusa in alcun modo. Dal punto di vista dei costi il digitale è una opportunità non un problema. In una logica moderna delle acquisizioni bibliotecarie il digitale è un canale che va programmato in modo razionale rispetto agli altri canali di acquisizione, tutto qui.



 

Grazie davvero Giulio e avanti tutta verso nuove frontiere per i libri e per le biblioteche!


 

Giulio Blasi si è laureato in storia della filosofia (1988) e ha conseguito un dottorato di ricerca in semiotica (1993) sotto la direzione di Umberto Eco. Nel 1993, al termine del suo percorso di studi, ha fondato con altri soci la Horizons Unlimited che dirige dal 1998. Tra il 2006 e il 2008 ha progettato il servizio MLOL (lanciato nel 2009); nel 2014 ha gestito lo startup del progetto MLOL Plus; nel 2018 ha avviato una nuova area di servizi MLOL legati alla digitalizzazione dei beni culturali.

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